Il "Chronicon Novalicense"
Le vicende delle abbazie di Novalesa e di Breme sono narrate in un testo tra i più celebri della letteratura storiografica medievale, il «Chronicon Novaliciense», prossimo per valore al «Chronicon Salernitanum» e alla «Historia Langobardorum» di Paolo Diacono. La Cronaca fu scritta intorno alla metà del XI sec. da un monaco anonimo, il cui intento era di celebrare la grandezza dell’abbazia di Novalesa proprio nel momento in cui, restaurata da Gezone, si appresta a risorgere dall’oblio in cui era caduta.
L’anonimo cronista vive a Breme, probabilmente è nativo di questi luoghi, come lascia trasparire da alcuni accenni autobiografici; a Novalesa c’era stato una prima volta, giovinetto, in compagnia di Brunigo, il monaco architetto che, oltre a restaurare l’abbazia, aveva costruito il campanile della Consolata a Torino.
Le origini della Novalesa si perdono, nel racconto del cronista, in un passato favoloso: nella fuga degli apostoli da Roma e dall’ira di Nerone, e poi nel regno del goto Teodorico, macchiato del sangue di Simmaco e Boezio. Si intrecciano così nella cronaca fatti storici e racconti leggendari, la guerra tra Franchi e Longobardi, le vicende di Algiso, figlio del re Desiderio, la leggenda di Valtario, il guerriero protagonista dell’omonima chanson de geste, che si ritira in convento (a Novalesa) per espiare le sue colpe. Un vasto e variato affresco storico, dunque, realizzato più attraverso colpi di colore che non con la precisione del disegno; ma ciò che rende la Cronaca un prodotto fra i più stimolanti della letteratura medievale è il gusto per la favola e la leggenda: «il loro straripare, anzi, va ora a costituire l’intero tessuto della narrazione, ora a variare la tonalità di un fatto storicamente certo.
Sono racconti o spezzoni di racconti appresi dal popolo, dai cantastorie, dalla voce dei potenti, da testi circolanti nei monasteri, [...] o ancora episodi che il cronista trae dalla memoria della comunità, dalla sua memoria familiare, lievi sfrangiature biografiche nella sorvegliata impersonalità del racconto» (dalla Introduzione di G. C. Alessio all’edizione della Cronaca di Novalesa pubblicata da Einaudi nella collana «I Millenni», Torino, 1982).